giovedì 27 settembre 2012

Taglio debito epoca crescita. Si può fare. Almeno secondo l'Fmi. Ma per i cittadini?

New York, 27 set. (TMNews) - Alti livelli di debito possono rallentare la crescita economica, ma il caso dell'Italia negli anni '90 "suggerisce che una modesta riduzione del debito è possibile anche senza una crescita solida". Lo segnala il Fondo monetario internazionale in uno dei capitoli analitici del World Economic Outlook presentato oggi.
Il documento, che dedica un intero paragrafo alla situazione italiana del 1992, riporta l'andamento del debito italiano negli anni '90, sottolineando quando tra il 1994 e il 1996 era al 120 per cento del Pil, e il calo negli anni seguenti.
Il Fondo monetario ha inoltre segnalato che il debito pubblico nelle economie avanzate è ai massimi dalla fine della seconda guerra mondiale. E l'Italia, insieme ad altri cinque Paesi (Giappone, Stati Uniti, Grecia, Portogallo e Irlanda) si trova con un livello del debito superiore al 100% del Pil. Il Fmi sottolinea, sulla base dell'esperienza storica del secolo scorso, che debiti pubblici così alti non sono stati certo infrequenti: 14 Paesi su 22 del campione esaminato hanno avuto almeno una volta un debito superiore al Prodotto interno lordo. La chiave del successo per ridimensionare tali aggregati sta dunque "in una combinazione appropriata di politiche di risanamento e di crescita".
Ma, avvertono gli economisti di Washington, "ridurre il debito pubblico richiede tempo, specialmente in un contesto esterno di debolezza: è una maratona, non uno sprint". Anche in questo caso le cifre del campione di Paesi vagliati dal Fmi parlano chiaro: "15 anni dopo che il debito pubblico è salito sopra la soglia del 100%, il debito è in media solo marginalmente più basso. Uno dei motivi è che è difficile invertire rapidamente l'andamento dei deficit primari. Il maggior risanamento decennale messo a segno dopo la II guerra mondiale è stato quello registrato dal Belgio tra il 1981 e il 1991, quando migliarò il saldo primario di 11 punti percentuali". Insomma, secondo il Fondo monetario su questo terreno "le aspettative su cosa possa essere ottenuto devono essere formulate realisticamente".

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