sabato 21 luglio 2012

Cambia la geografia politica italiana. Ecco la rivoluzione delle province

Roma, 20 lug. (TMNews) - Restano le province con più di 350 mila abitanti e non si procede all'accorpamento delle festività. E' quanto ha stabilito il Consiglio dei ministri, che oggi ha varato la delibera sui criteri del taglio della spending review. Il Cdm ha deciso di non procedere all'accorpamento delle festività per tre ragioni, si legge in una nota. Anzitutto perché, secondo le stime della ragioneria generale, la misura non dà sufficienti garanzie di risparmio, contrariamente a quanto indicato dalla norma (che individua nel risparmio di spesa la propria finalità principale). Inoltre perché, a differenza di quanto indicato dal decreto legge del 2011 nella parte in cui fa riferimento a "diffuse prassi europee", non esistono in Europa previsioni normative di livello statale che accorpino le celebrazioni nazionali e le festività dei Santi Patroni. In alcuni Paesi (ad esempio la Germania, l'Austria e la Spagna) la celebrazione delle festività dei Santi Patroni rientra nell'autonoma determinazione delle autorità locali che le fanno coincidere col giorno a questi dedicato nel calendario gregoriano. Nei Paesi anglosassoni - ad esempio in Irlanda e in Scozia - i Santi Patroni delle principali città sono riconosciuti e celebrati, con giornate festive stabilite a livello statale. Infine, perché l'attuazione della misura nei confronti dei lavoratori privati violerebbe il principio di salvaguardia dell'autonomia contrattuale, con il rischio di aumentare la conflittualità tra lavoratori e datori di lavoro. Per quanto riguarda invece le province, solo quelle che rispetteranno i due requisiti di almeno 350mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati di superfice, si salveranno dalla scure della spending review. Eliminate anche le 10 province corrispondenti alle aree metropolitane, come le province di Roma, Milano, Napoli, Venezia e Firenze.

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