mercoledì 7 marzo 2012

I have a dream


Martin-Luther-King[1] - Copia.jpg"Io ho davanti a me un sogno, che i miei figli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere; che perfino uno stato colmo dell'ignoranza e dell'oppressione, si trasformerà un giorno in un'oasi di libertà e giustizia". Queste sono le parole pronunciate da Martin Luther King nel suo più celebre discorso tenutosi a Washington il 28 agosto 1963. Dal momento in cui quel grido di libertà scosse tutta l'America e rieccheggiò in tutto il mondo vi fu un vento di cambiamento che portò a numerose conquiste in favore delle classi discriminate. Dall'approvazione del Civilil Rights Act nel 1964 ai movimenti di emancipazione dei giovani e dei gruppi etnici minoritari nel 1968; dalla Convenzione Internazionale per l'abolizione di tutte le forme di discriminazione contro le donne del 1979 alla possibilità dei matrimoni gay concessa per la prima volta nel 2001 nei Paesi Bassi (e diffusasi a macchia d'olio tra numerosi stati europeri come Belgio, Spagna, Portogallo, Svezia ecc). Vittorie importanti, seguite forse dal simbolo più significativo contro la lotta alla discriminazione razziale: l'insediamento alla casa bianca (2009) di Barak Obama il primo presidente di colore di una stato che fino alla metà degli anni '60 manteneva ancora le vecchie ordinanze sulla segregazione nelle città. Questo evento, come abbiamo visto impensabile fino a qualche decennio fa, sembra proprio segnare la fine di qualunque concetto discriminatorio accettato e legalizzato all'interno delle istituzioni.
Purtroppo non è così, poichè questi concetti razzisti, che nel ventunesiomo secolo dovrebbero essere stati del tutto debellati perlomeno dalle menti pensanti o comunque da qualsiasi individuo che voglia poter essere definito "persona", vengono addirittura politicizzati e strumentalizzati, con il silenzio di tutti (o quasi). Ne abbiamo un esempio in America, dove il candidato repubblicano Rick Santorum sta raccogliendo consensi con la sua "politica" improntata su una pseudo religiosità conservatrice che ovviamente non si smentisce neanche in questo caso e prende di mira i matrimoni gay, accostandoli alla poligamia ed accusandoli di essere avere ripercussioni sulle unioni eterosessuali. L'accettazione del "diverso", il rispetto per le idee e le aspirazioni altrui vengono del tutto messi da parte da questo cattolicesimo conservatore che è tutto meno che religione; che non rispetta ed accetta neanche il controllo che un individuo può esercitare sulla proprio vita (eutanasia) ed è contraria all'aborto anche in caso di stupro.
Un esempio di mentalità ugualmente deprecabili ma non altrettanto condite di spunti cristiani possiamo trovarle, senza andare tanto lontano, nel nostro paese; e ci sono fornite da uno dei partiti più discussi di tutti i tempi: la Lega. Il leader "padano" Umberto Bossi ha dichiarato in un intervista al corriere della sera in merito ai clandestini che approdano sulle nostre coste: "Prendiamoli a cannonate". In seguito a questa e a molte altre dichiarazioni di questo stampo la Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) ha denunciato in un comunicato "gli esponenti della Lega Nord hanno fatto un uso particolarmente intenso della propaganda razzista e xenofoba [...]. Di seguito si ricorda che nel dicembre del 2004, Il tribunale di prima istanza di Verona ha giudicato colpevoli di incitamento all’odio razziale sei esponenti locali della Lega Nord, in relazione a una campagna organizzata per cacciare un gruppo di Sinti da un campo temporaneo sul territorio locale. Le sei persone furono condannate a sei mesi di prigione". Nonostante questi provvedimenti la lega continua a divulgare  concetti xenofobi che non fanno altro che accrescere la paura primordiale ed atavica che è spesso insita nel volgo verso il "diverso da se" in generale, da qui il barbaro omicidio dei due senegalesi a firenze e l'assalto del campo Rom nella periferia di Torino per uno stupro inventato da una sedicenne.
Dopo questa analisi possiamo concludere che nell'uomo è da sempre insita una paura primordiale per  il "diverso da se", e ci rendiamo conto che le persone meritevoli nella storia hanno sempre combattuto per debellarla e quelle deplorevoli hanno sempre cercato di sfruttarla come fattore di coesione fra le masse per ottenere consensi (Hitler). Siamo nel ventunesimo secolo, la storia dovrebbe averci a questo punto insegnato qualcosa, forse questa battaglia fra la parte peggiore e la parte migliore di noi essere umani non finirà mai, ma se vogliamo poterci definire "persone" dobbiamo cercare di rendere il mondo un posto migliore e di limitare l'influenza che questo tipo di persone hanno sul mondo, non di farli eleggere.

Nessun commento:

Posta un commento